Recensione: Mia

Mia è un film drammatico di Ivano De Matteo, presentato nel 2023.

I nuclei tematici possono essere almeno tre, ovvero: il delicato momento dell’adolescenza, il rapporto genitori-figli e lo stalking/revenge porn tra ragazzi, con la crudele diminutio della vittima che ne consegue.

Il pregio del film, a mio vedere, è l’andare in profondità rispetto a ciascuna di queste tematiche, in maniera estremamente coerente, al punto da risultare credibile e inevitabilmente urticante, doloroso.

Il tema è purtroppo caro alle cronache, estremamente delicato, al punto da doversi scusare per ogni possibile “leggerezza” o imperizia nella trattazione. Tuttavia il rischio non appartiene a De Matteo, che scava, fa male, non esagera.

Mia è un’adolescente deliziosa, che viene da una famiglia piena di amore: il papà, il bravissimo Edoardo Leo guida l’ambulanza con un cuore pieno di valori umani; la mamma — la bravissima e vivace Milena Mancini — sono tutti dediti alla bella figlia.

La ragazza è molto ben ambientata a scuola, “posta” video di continuo, ha un’amica con cui condivide tutto. Insomma è una ragazza “normale”, che ha una vita sana, forse un po’ ristretta, che si dipana tra Piazzale della Radio e Testaccio, da cui immaginiamo non si sia mai spostata, pagando il fio di una certa ingenuità.

Un brutto giorno incontra Marco, Riccardo Mandolini, cattivo senza nuances, che la folgora in principio con le sue attenzioni, cui Mia è sensibile perché non ha mai avuto un fidanzato e il desiderio di essere amata, come le sue amiche, è tanto. Tale al punto da non rendersi conto di quanto le attenzioni del giovane si stiano trasformando in una persecuzione. Il passaggio è evidente al padre: l’uomo vede che la figlia non si trucca più, non esce con le amiche, non gioca più a pallavolo.

Scoppia la sua ira contro la ragazza, ma la mamma e la figlia lo faranno arretrare, in nome della necessità di lasciare alla figlia lo spazio di fare le proprie esperienze. Le conseguenze saranno nefaste, la tragedia causata da piani comunicativi incommensurabili è dietro l’angolo. Quando la ragazza diventerà consapevole della violenza cui Marco la stava sottoponendo, deprivandola della sua vita, lui non accetterà e diffonderà le immagini del primo rapporto intimo di Mia tra tutti i suoi amici. La ragazza si sente finita, le prospettive di una giovane adolescente sono ancora molto fragili e questo vale anche per lei, sacrificata sull’altare della violenza del ragazzo e della sua innocenza.

Non c’è, credo, una morale assoluta che derivi dal film, il tema è troppo delicato e le letture possono essere tante. Certamente il nucleo tematico ci attraversa tutti, come donne, come uomini, come educatori o come ragazzi. Tuttavia la coerenza della pellicola scaturisce dall’estrema uniformità di ogni sua parte, a iniziare del sistema dei personaggi per finire con la drammaturgia e con la scenografia curata da Valentina Ferlan, compagna di vita del regista.

De Matteo riesce nell’impresa di farci vedere ciò che non vorremmo, nei minimi dettagli, ovvero la fragilità della famiglia che, microcosmo per definizione, ha in sé dei limiti che nell’epoca del cyberbullismo, delle notifiche e di TikTok diventano feritoie da cui può entrare di tutto, anche il peggio. Un’opera fondante per l’autodeterminazione femminile e da fare vedere ai ragazzi: maschi e femmine.

Pubblicato anche su Medium: https://medium.com/@gavinamasala/recensione-mia-279952ca6e7f

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