Abortite perché femmine. Le “non volute” del Montenegro.

Nezeljena significa non voluta in montenegrino, non voluta come migliaia di bambine abortite perché femmine. Nezeljena è la campagna lanciata dalla Ong montenegrina Centro per i Diritti delle Donne, che denuncia il fenomeno degli aborti selettivi nel Paese. Stando alle statistiche ed in particolare al rapporto ONU sulle popolazioni asiatiche del 2012, sarebbero state centodiciassette milioni le donne mai nate. Potrei andare avanti citando i Paesi che praticano e suggeriscono di non portare avanti la gravidanza dopo le prime ecografie che rivelino il sesso del nascituro, ma mi fermo, se stessi parlando direi che vorrei tacere un po’. Pensare.

Pensare che un fenomeno del genere deva avere delle radici profonde: nessuna donna abortirebbe a cuor leggero e chi è donna lo sa. Ipotizzo che la radice può profonda sia la povertà che renda le potenziali mamme fragili di fronte alla prospettiva di un futuro per sé e per la propria bimba ingrato, magari simile al loro presente scandito da fame, impossibilità di studiare, malattie e solitudine. Un’altra radice potrebbe rinvenirsi nell’indiscutibile androcrazia che caratterizza tutto il mondo: Paesi ricchi e non mettono solo uomini in posti di potere politico ed economico, con la conseguente diffusa mancanza di carità, di psicologismo, di cura, che pervade il mondo post moderno, che ama favorire attitudini più pratiche e orientate al profitto.

Ed ecco che il panorama fosco che tratteggiavo all’inizio non può lasciarci indifferenti o farci pensare che siano Paesi lontani lo scenario di quest’orrore, perché le precondizioni le creiamo noi, il nostro consumismo che favorisce sacche di povertà, la nostra superficialità che ci fa guardare al piccolo quotidiano fatto di minute conquiste personali a discapito di chi ci sta intorno. Possiamo negarlo? Io credo di no, mi pare evidente che stiamo andando verso una deresponsabilizzazione dell’essere umano che sempre meno accetta i limiti, che la vita stessa impone. Non voglio tuttavia strumentalizzare la questione per un ragionamento personale e preferisco limitarmi ad una piccola ulteriore considerazione: giorni fa si è riunito il Pontificio Consiglio della Cultura, sotto la presidenza del Cardinale Ravasi per trattare di questioni inerenti la genetica, le neuroscienze e l’intelligenza artificiale. In agenda la flessibilità del DNA che consentirebbe da un lato la cura per alcune malattie genetiche e dall’altro di creare esseri umani “su ordinazione”, dico io.

Mi viene da pensare che per gestire questioni di tale complessità quali “l’opportunità” o meno di avere figlie femmine in Paesi segnati dalla miseria e la potenzialità di modificare l’uomo, immagino per renderlo più intelligente e performante, richiedano una capacità di discernimento – come disse Papa Francesco pochi giorni fa riguardo alla questione del “fine vita” –  che mi domando se si possa accompagnare ad un’umanità sempre più tesa al profitto ad ogni costo. Un uomo sempre più avaro di valori, cultura, principii, sempre più volatile o, come si ama dire, liquido potrà mantenere quel criterio di proporzionalità e di benessere complessivo della persona, di cui sempre Papa Francesco ha detto?

Anche apparso su https://mauroleonardi.it/2017/11/23/le-lettere-di-gavina-masala-abortite-perche-femmine-le-non-volute-del-montenegro/

10 comments

  1. E’ senz’altro vero che nessuna donna abortisca a cuor leggero e affermerei senza cadere nell’eresia che l’interruzione volontaria della gravidanza e’ una condizione di una innaturalita’ estrema che non trova riscontri, almeno che io sappia , neanche nel regno animale: mamma boa, ad esempio, con uno sforzo immane cova le uova sino allo sfinimento e alla dischiusa protegge i piccoli boa affinche’ non siano in condizioni di allontanarsi per intraprendere il loro percorso di vita. L’istinto la rende amorevole, permettendo ai piccoli di vivere e allontanarsi, perche’ espletato il suo compito di dare e proteggere la vita, se li mangerebbe.
    La donna e’ dunque manifestazione di vita e non soppressione della vita e se questo succede le cause sono almeno per il 99% non imputabili all’altra meta’ del cielo. L’androcrazia imperante, come sottolineato nel saggio, e’ la causa di tutto cio’: l’aborto e’ uno strumento (abominevole) a uso e consumo di potentati economico-politici che se ne beneficiano ad ogni livello; e’ un’arma da usarsi contro le masse piu’ vulnerabili ovvero un metodo di contenimento e di assoggettamento di situazioni che possono minare il benessere acquisito da una cerchia ristretta di privilegiati. E’ una” misura” economica di comodo mascherata, finalizzata al mantenimento di un benessere acquisito a cui non si vuole rinunciare. Negli U.S.A., le agenzie abortive come ad esempio la planned parenthood, ricevono ingentissimi fondi per il sostegno della loro attivita’, quando, per contro, non risulta che vengano erogati o istituiti fondi per non abortire: perche’? Perche’ l’aborto stesso e’ un business, un affare che vale solo negli USA circa 1 miliardo di dollari all’anno, di cui beneficiano politici ed industriali che attingono a piene mani da questo business.

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  2. Grazie Roberto! In parte l’articolo è condivisibile: che le donne siano violentate ogni giorno in vario modo è verissimo e bene ha fatto a metterlo in evidenza. Ma vi sono degli spunti di opinione personale, almeno credo dato che non si citano i dati che dimostrerebbero la flessione del fenomeno violenza sulle donne, che suonano strumentali alla dimostrazione di un teorema: dato che le donne vengono compatite per le violenze subite, ricordiamoci che abortiscono. Sì ma che correlazione è, in logica si direbbe una fallacia, mi sbaglio? Questo sotteso ragionamento mi impedisce di dirmi d’accordo con lei, che dice anche cose da me condivise, ma io non sono nessuno!

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    • Io non posso nemmeno commentare nel suo blog perche’ sono stato bannato a vita, poiche’ gliele ho “cantate secche”: Non la sopporto. E’ fondamentalmente una intollerante e se si leggesse tutto quello che posta sul blog e dice sulla piattaforma youtube, si puo’ comprendere che, oltre ad essere contradditoria, non conosce nemmeno il vangelo…

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  3. P.S. Da cattolica praticante, convinta e studente in ateneo Pontificio detesto il cattolico che punta il dito contro un fenomeno facendo di tutta l’erba un fascio. Nostro Signore ha pensato a tutto, compreso a lasciarci il libero arbitrio e la riconciliazione: esiste prima la persona poi il peccato, Se non lo sappiamo noi Cristiani!

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    • Quello che dici tu lo dicono i santi…e per inciso anche un santo che io ho conosciuto personalmente….considera invece quanti commenti, quanti giudizi beceri ha scatenato l’intervista dell’ottimo don Leonardi a Wladimir Luxuria. Io mi tengo alla larga.

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  4. Pensa un po’, seguirò il blog e ci scambieremo visioni al riguardo. Grazie per avermelo fatto notare, io spero di cuore si riesca a mettere a fuoco che la “chiesa” che esclude non è cattolica per definizione, nè vocazione, dato che cattolico significa universale.

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